Voi mi sarete testimoni by Aldo Maria Valli

Voi mi sarete testimoni by Aldo Maria Valli

autore:Aldo Maria Valli [Valli, Aldo Maria]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2009-01-14T23:00:00+00:00


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Il cardinale e i giornalisti

Quel che abbiamo udito,

quel che abbiamo contemplato

e che le nostre mani hanno toccato

della Parola della vita,

noi l’annunziamo anche a voi.

Prima lettera di Giovanni 1,1-3

«I telegiornali non mi piacciono tanto.» Sguardo sornione, il cardinale è a tu per tu con una bella schiera di giornalisti, ma non si fa problemi. Cerca solo di non essere troppo duro: «Avrei potuto dire che mi piacciono poco, ma il non tanto mi è sembrato più dolce».

È il 2006 e al Circolo della stampa di Milano, nella ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, tradizione vuole che l’arcivescovo incontri gli operatori dell’informazione. Il dibattito prende quasi l’aspetto di una confessione pubblica. Succede, a volte: di fronte a un esponente della Chiesa, anche il più incallito dei cronisti si lascia andare a valutazioni morali, per poi tornare in redazione e convincersi che comunque la vita di tutti i giorni è un’altra cosa!

È proprio quello che Tettamanzi vorrebbe evitare e come suo solito cerca di andare alle radici della questione: «Solo dove l’uomo è vero vi sarà notizia buona». Il problema non sta nell’informazione, ma nell’umanità di noi tutti.

«Vogliamo un giornalismo serio, vero, umano e umanizzante. I giornalisti devono essere uomini veri che sappiano amare gli altri uomini.» Senza questa premessa, fa capire il cardinale, ogni ragionamento sulla stampa, sul suo ruolo e la sua qualità rischia di essere un vuoto esercizio retorico. Il problema è dunque educativo, e in quanto educativo è fondamentalmente morale.

Non è questo, tuttavia, un modo per evitare di riflettere sui problemi concreti del giornalismo contemporaneo, accentuati dai rapidi cambiamenti del nostro tempo. «La regola prima e unica perché onnicomprensiva di tutte le regole deontologiche e anche etiche del giornalista è sapere che si scrive non per l’editore ma per tutti», perché «prima di essere razionalità l’uomo è relazionalità, l’uomo è uomo perché non crolla sulla sua solitudine ma è donazione di sé agli altri».

Questa regola del bene comune, precisa il cardinale, riguarda il giornalista ma anche l’editore: «L’aspetto più preciso della proprietà va affrontato in base all’esigenza del perseguimento irrinunciabile del bene comune. Quando parliamo di informazione guardiamo in maniera privilegiata ai giornalisti mentre il nostro sguardo dovrebbe puntare innanzitutto agli editori. Credo che essere proprietari di giornali, di televisioni, abbia sempre comportato, ma oggi comporti in maniera particolare, una più grande responsabilità».

Già presidente del consiglio di amministrazione del quotidiano “Avvenire”, Tettamanzi sa che un’impresa editoriale non si manda avanti con le buone intenzioni. «È legittima» dice, «la preoccupazione di far tornare i conti, l’aspetto economico è importante. Ma è anche vero che l’aspetto economico in questo settore non può essere l’unico criterio per decretare il successo di una missione mediatica. Un editore deve avere come sua missione di promuovere l’informazione per il bene comune. Deve avere il coraggio di chiedersi se il suo progetto intende perseguire questo fine o semplicemente fare dei guadagni. In questo senso è necessario superare l’ansia degli indici di ascolto e l’eccessiva dipendenza dai mercati pubblicitari.»

La solita tirata moralistica contro il denaro? Il cardinale è consapevole della possibile obiezione: «Non bisogna avere paura dei soldi.



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